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Vivi sano, vivi vegetariano

Posted on Giu 18, 2009

Salute, rispetto per gli altri esseri viventi e tutela dell’ambiente: in questi tre semplici concetti si sintetizza un modo di vivere sempre più diffuso e condiviso che sta progressivamente prendendo piede anche nel nostro paese: diventare vegetariani, una scelta, se vogliamo radicale, rispetto alle normali abitudini, quella di coloro che non vogliono causare sofferenze sugli animali; una scelta che porta ad un diverso stile di vita, molto più attento all’ambiente e al proprio benessere.Ecco, in sintesi, quanto emerso nel corso di una interessante conferenza tenutasi il 13 maggio ad Arezzo dalla Dott.ssa indiana Nandita Shah, medico nutrizionista ed esperta in medicina “olistica” di fama mondiale, chiamata in città nell’ambito di un progetto di tutela degli animali voluto dal Comune di Arezzo in collaborazione con le Associazioni Enpa, Lav, Wwf e Rifugio Cinni, e che prevede tra i vari obbiettivi, anche quello di informare la cittadinanza sulla possibilità di scegliere un’alimentazione diversa e maggiormente sostenibile per noi stessi e per il nostro pianeta.

Già, perché potrà sembrare strano, ma diventare vegetariani contrariamente a quanto generalmente si pensi, significa rispettare al massimo il proprio corpo e al contempo, fare qualcosa di importante anche per l’ambiente e la fame nel mondo.

L’essere umano nasce erbivoro: lo dimostrano molti studi sulla conformazione e sul comportamento della nostra specie; la nostra struttura corporea, soprattutto l’apparato digerente è tipico degli erbivori e molto diverso da quello di un qualsiasi mammifero prettamente carnivoro (dall’apparato dentale a quello digestivo), è altrettanto vero che l’essere umano si alimenta di carne, ma tramite un processo di trasformazione del prodotto che va dalla pulitura (eliminazione della pelle), alla cottura di parti di un animale con l’aggiunta di adeguato condimento.

I veri carnivori del mondo animale, consumano direttamente la carne delle loro prede senza nessun bisogno di compromessi, trattamenti, processi di lavorazione ecc.

Analogo discorso per quanto riguarda il modo di procurarsi la preda: la natura anche in questo non ha agito a caso, fornendo ai veri predatori carnivori gli strumenti adatti a procurarsi cibo (artigli, denti, ecc), mentre per noi esseri umani per procurarci la preda è stato necessario inventarci gli strumenti adatti.

A livello etologico si tratta di differenze sostanziali e determinanti, che indicano chiaramente la natura “erbivora” dell’uomo, la cui enorme capacità di adattamento ha notevolmente influito sul fatto che progressivamente questi abbia iniziato a procurarsi anche cibo animale e poi a sfruttarne i derivati.

Un processo lungo e complesso al quale l’uomo si è progressivamente adattato, che nel secolo appena trascorso ha subito una repentina accelerazione perché favorito da un modello consumistico, quello occidentale, divenuto oramai responsabile di un impatto socio-ambientale che possiamo definire devastante.

Si pensi solo che non più di 50 anni fa nelle famiglie si mangiava carne e pesce non più di una volta alla settimana, mentre oggi siamo arrivati ad un consumo quasi quotidiano.

Le cifre sono impressionanti: si stima in circa 20 miliardi di capi la popolazione di animali di allevamento (senza contare gli allevamenti ittici e la pesca intensiva) destinati al consumo umano, praticamente tre volte la popolazione umana mondiale.

Una folle corsa senza controllo se non quello del profitto, la produzione di animali da macello, che oltre a causare atroci sofferenze agli esseri viventi destinati a finire sui nostri piatti o addosso come abiti o in migliaia di altri prodotti, è considerata la maggior fonte di inquinamento mondiale.

Si consideri infatti, tutto il contesto di allevamento, produzione lavorazione e infine distribuzione; per produrre un solo kg di carne destinata al consumo umano sono necessari 100.000 litri di acqua, rispetto ai 600 litri per la stessa quantità di grano e 500 litri per le patate.

Di tutto il terreno che nel mondo viene utilizzato per l’agricoltura, poco meno del 40% è destinato a consumo umano, nel restante 60% le coltivazioni servono per l’alimentazione degli animali da allevamento.

Una disponibilità alimentare molto ampia, ma che giova solo ad una piccola parte degli esseri umani: da fonti FAO del 2004, infatti, risultano circa 840 milioni gli esseri umani, soprattutto bambini (e quasi tutti nel Sud del mondo), che soffrono di denutrizione cronica.

Ma, com’è noto, la fame nel mondo non è un problema causato dalla mancanza di cibo prodotto, ma da una sua distribuzione non omogenea e soprattutto dagli sprechi enormi: 36 dei 40 paesi più poveri del mondo esportano cibo verso gli USA e l’Europa.

Il vecchio continente da solo sarebbe autosufficiente nella produzione agricola pro-uomo, mentre deve importare cereali ecc. per soddisfare il fabbisogno nutrizionale legato agli animali da allevamento. L’Etiopia, anche durante la sua peggiore carestia, produceva semi oleosi che esportava per il consumo animale.

Su scala mondiale il 90% dei cereali e della soia prodotti, sono destinati nutrire gli animali e non gli esseri umani. Con la sola produzione di un anno di cereali per uso animale degli stati uniti, si potrebbe sfamare tutta la popolazione mondiale per un anno. (Fonte: www. scienzavegetariana.it)

Consumare carne o pesce non rappresenta soltanto un impatto a livello socio-ambientale rilevante, causa tra l’altro di una consistente parte dell’effetto serra, anche la scienza oramai ha da tempo confermato che il consumo di carne è responsabile dell’insorgere di patologie cardiocircolatorie e tumorali, che sono la maggior causa di mortalità delle popolazioni del mondo occidentale, per non parlare delle patologie dirette come la encefalopatia spongiforme bovina (mucca pazza), l’influenza aviaria e l’ultima e più attuale influenza suina.

Un ulteriore costo in termini di risorse umane ed economiche messo a tacere per non intaccare un modello consumistico legato al profitto, purtroppo di pochi, difficilmente arginabile. Eppure un consumo consapevole, privo di alimenti di origine animale non solo è possibile, ma è altamente consigliato da una sempre maggior schiera di medici e nutrizionisti.

L’alimentazione vegetariana infatti, proprio per quanto si è detto, rappresenta l’unico modo per l’essere umano di raggiungere il massimo benessere psicofisico.

Pochi e semplici concetti che ci aiutano a comprendere come sia assolutamente falso affermare che senza il consumo di carne, pesce o altri prodotti di origine animale, il nostro organismo venga privato di sostanze essenziali come il calcio, le proteine ecc.

Si pensi che mediamente in un litro di latte vi sono 33 mg di calcio, che si possono acquisire con l’assunzione quotidiana di una manciata di mandorle o un piatto di fagioli o per assurdo anche con le più sfiziose patatine fritte, mentre le proteine necessarie al nostro corpo si possono tranquillamente acquisire consumando cereali, legumi ecc.

È quindi assolutamente da sfatare il luogo comune che chi è vegetariano soffra di particolari patologie dovute alla carenza di proteine e altre sostanze, tutt’altro: così vorrebbero farci credere… ma è dimostrato e la stessa scienziata indiana lo ha ben esposto nel corso della conferenza, che anche a livello psicofisico coloro che si nutrono di carne sviluppano un’aggressività più marcata rispetto a chi è vegetariano, dovuta all’assunzione di una notevole quantità di adrenalina prodotta dagli animali da allevamento, sottoposti a forti stress causati dal crudele e intensivo processo di crescita e macellazione privo di qualunque forma di rispetto e dignità nei loro confronti.

Il vegetariano vive una vita più salutare e sicuramente meno a rischio di contrarre patologie importanti, anche in età non avanzata, guadagnandoci quindi in benessere e contribuendo a rendere questo mondo più verde e con tanta sofferenza in meno, quella che, più o meno inconsapevolmente infliggiamo ogni volta che la nostra forchetta cala su un boccone di cibo di origine animale.

Cambiare si può, per la propria salute, per non causare sofferenze agli altri esseri viventi e per tutelare il nostro ambiente oggi, preservandolo per il futuro dei nostri figli.

Si ringrazia Cronaca Bestiale per l’articolo